Nel ristorante di Fiumicino si mangia dell’ottimo pesce con un vantaggioso rapporto qualità prezzo. Bella la lista dei vini.
Nella variegata offerta di ristoranti di pesce di Fiumicino, ha saputo ritagliarsi uno spazio importante una sedicente osteria, che in realtà osteria non è. Stiamo parlando dell’Osteria dell’Orologio, un indirizzo che seguiamo da anni per il quale abbiamo registrato una crescita importante, tanto che a nostro avviso ora si colloca fra i migliori ristoranti del litorale romano.
ECCELLENTE RAPPORTO QUALITÀ PREZZO La cucina si basa su una materia prima fresca e selezionata, valorizzata in preparazioni dalla riuscita verve creativa, con il pregio ulteriore di prezzi davvero abbordabili, considerando la qualità dei piatti. Per goderne si deve raggiungere il centro storico di Fiumicino e cercare l’edificio progettato dall’architetto Valadier: ad accogliere il cliente un bel dehor in parte attrezzato pure per queste giornate fredde, che annuncia l’unica piccola sala, forse riempita di troppi tavoli. Il servizio è professionale e preciso, ma si scioglie e diventa informale quando si capisce di avere davanti l’avventore che lo gradisce; a voler fare una critica, si nota un livello di preparazione dei camerieri non omogeneo. Plauso per la carta dei vini, non estesissima ma con etichette non banali ricaricate equamente: c’è una buona presenza di produttori del territorio così come non mancano etichette estere; bella la monografia dedicata al Riesling con testimonianze da Francia, Austria e Germania. Sul versante acqua, invece, dobbiamo segnalare i due euro a brocca richiesti per quella del Sindaco microfiltrata.
CREATIVITÀ AI FORNELLI La nostra esperienza è cominciata con una serie di graditi omaggi: dei deliziosi grissini burro e alici, una pagnottella servita con un pregiato olio ciociaro, la coppa di testa di ricciola, un ottimo maritozzo con stracciatella di bufala e alice affumicata, la salicornia in tempura e lo strepitoso supplì con rigaglie di pollo, totano e paprika. Un grande inizio confermato dall’arrivo dei primi piatti ordinati: un delicato carpaccio di ombrina con salsa ceviche, insalatina di lenticchie beluga e latte di cocco e l’eccellente carpaccio di spada al melograno, rapa, verza e frutti rossi dal ben dosato spunto acido. Impeccabile pure la mazzancolla porchettata servita con broccolo siciliano e agrumi, così come il polpo con ceci, curry, bieta e miglio soffiato. Originale e ben pensata la variazione di zucca e baccalà: servito cotto a bassa temperatura in oliocottura con vellutata di zucca, porcini e cavolo nero, fritto e, come terza variante, a crema bruciata. Più tradizionale e comunque ben eseguita, la palamita glassata proposta con spuma di cavolfiore, mandorle e cipolla rossa, seguita dalle trenette Mancini cotte al secondo e condite con lupini e carpaccio di porcini, e dal tonno con animelle glassate, soia e sake, dal grande equilibrio ma con il pesce cotto qualche istante di troppo. Degna la chiusura con un minestrone di frutta con sorbetto di mango che ha annunciato il buon semifreddo di ricotta, pere al vino e ganache di cioccolato; peccato per il congedo affidato a un caffè leggermente sovraestratto.